Il leccio antico
Assise e sereno sull'assolato colle
vegli maestoso l'avita dimora
sfiorando vezzoso, sembra t'adagi molle
a riparo e difesa, sempre, ogni ora
alle giovani, che di te ne fan corolle.
Ti guardo e ti vedo come ieri, per quello
che non muta, ma parli al cuore
col tuo linguaggio, con il venticello
che fa stormir le foglie con gioioso amore.
La cima sporgi oltre le mura
per esser solerte, custode attento
su chi ti circonda e rassicura
il tuo secolare vegetar ogni momento.
Al tuo riparo, dal caldo sole
la tua carezza, mai pių io scordo,
il tuo alitar che mi dai, sono parole
scritte dal tempo, č per me un ricordo.
Di Curzio Marcello